Covid-19, studio rivela quali animali potrebbero aver facilitato la pandemia

Un recente studio sul Covid-19 rivela quali animali avrebbero potuto fungere da 'facilitatori' della pandemia. Ecco cosa hanno scoperto gli scienziati.

Negli ultimi anni il mondo intero è stato sconvolto da qualcosa di nuovo, che non conoscevamo: il Covid-19. Questa pandemia della storia moderna, che ha mietuto milioni di vittime in tutto il pianeta, è ancora al centro di numerosi studi scientifici. Anche se l’emergenza è ormai passata, si cerca tuttavia di capirne di più. Come si è diffuso il Covid-19 in tutto il mondo?

Lo studio sul mercato di Wuhan

Uno studio pubblicato sulla rivista Cell, e ripreso da Futura Sciences, esamina le origini del SARS-CoV-2, il virus che causa il Covid-19, concentrandosi sul mercato Huanan di Wuhan, considerato l’epicentro della pandemia. Lo studio si è focalizzato sulle specie animali che con maggiore probabilità sarebbero servite da ospiti intermedi di questo virus.

Il Covid-19 ha paralizzato il mondo intero per molti mesi, mettendo a dura prova i sistemi sanitari, sottoposti a una pressione senza precedenti.

La pandemia è iniziata ufficialmente alla fine del 2019. I primi casi di polmonite di origine sconosciuta, infatti, sono stati segnalati a Wuhan, in Cina, nel dicembre 2019. L’origine del virus SARS-CoV-2, responsabile del Covid-19, è da allora è stato oggetto di controversie scientifiche e di numerose ricerche.

L’ipotesi: virus di origine zoonotica

Fin dai primi casi individuati si è subito sospettato che il virus fosse di origine zoonotica, cioè trasmesso all’uomo dagli animali, ma senza poterlo dimostrare.

Gli studi indicano che i pipistrelli potrebbero essere ospiti naturali del virus, così come i pangolini, mammiferi meglio conosciuti come “formichieri squamosi”, anche se questo non è ancora confermato.

Oggi un team di scienziati, al quale ha partecipato Florence Débarre, ricercatrice del CNRS presso l’Istituto di Ecologia e Scienze Ambientali, ha identificato le specie animali che avrebbero potuto fungere da ospiti intermedi per il SARS-CoV-2. Queste specie erano presenti alla fine del 2019 nel mercato Huanan di Wuhan, epicentro, come detto, della pandemia.

Come si è svolto lo studio

Lo studio si è basato sul sequenziamento genetico dei campioni prelevati dalle bancarelle del mercato dopo la sua chiusura, avvenuta l’1 gennaio 2020.

Gli scienziati hanno evidenziato la compresenza nel mercato di materiale genetico del virus SARS-CoV-2 e quello di alcuni animali selvatici. Tra le specie identificate figurano in particolare il cane procione e gli zibetti, due specie già coinvolte nell’emergenza della SARS del 2002, e ritenuti ‘facilitatori’ del passaggio del virus all’uomo.

I campioni erano stati sequenziati utilizzando una tecnica chiamata meta-trascrittomica, che ha permesso al team di ricerca di identificare tutto il materiale genetico degli organismi presenti in ciascun campione (siano essi virus, batteri, piante, animali o esseri umani).

Lo studio rivela che la diversità genetica del virus nel mercato è rappresentativa dei primi casi umani di Covid-19, rafforzando l’ipotesi di un’origine legata al mercato.

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Continuare le ricerche per prevenire altre pandemie

Questo studio ha cercato anche di capire come prevenire future pandemie.

In pratica ha rivelato anche la presenza di altri virus zoonotici nel mercato in esame, evidenziando l’alto rischio di nuove pandemie legate alla vendita di animali vivi nelle città molto popolate e in alcune parti del mondo.

Per prevenire le crisi sanitarie e nuove malattie, diventa quindi cruciale identificare tutte quelle attività umane che presentano maggiori probabilità di innescare nuove pandemie.

In conclusione, questo studio evidenzia l’importanza della ricerca sulle origini dei virus zoonotici e sottolinea la necessità di un approccio proattivo per prevenire futuri eventi pandemici.

Conoscendo meglio questi virus, continuando con le ricerche scientifiche, e monitorando la regolamentazione del commercio di animali vivi nei mercati e nelle aree ad alto rischio, si potranno prevenire nuove e devastanti pandemie.

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