Perché il glifosfato fa male alla salute?

Il glifosato, ampiamente usato in agricoltura, è associato a gravi rischi per la salute e l'ambiente. Scopri perché e quali sono le alternative più sicure.

Il glifosato è uno degli erbicidi più utilizzati al mondo. Inventato negli anni ’70 dalla Monsanto, una delle più grandi aziende agrochimiche globali, è diventato rapidamente il diserbante di riferimento per molte colture, grazie alla sua efficacia nell’eliminare le erbacce. Tuttavia, nonostante la sua diffusione e popolarità, negli ultimi anni sono emersi numerosi studi che mettono in discussione la sicurezza del glifosato, evidenziando potenziali rischi per la salute umana.

Che cos’è il glifosato e come funziona?

Il glifosato è un erbicida non selettivo, il che significa che può uccidere la maggior parte delle piante con cui entra in contatto. La sua principale modalità d’azione consiste nell’inibire un enzima chiamato EPSP sintasi, essenziale per la sintesi di aminoacidi aromatici nelle piante. Questi aminoacidi sono vitali per la crescita e la sopravvivenza delle piante, quindi quando il glifosato blocca la loro produzione, la pianta muore. Questo meccanismo è alla base dell’efficacia del glifosato, ma è anche il punto di partenza per molte delle preoccupazioni sulla sua sicurezza.

Il glifosato e la sua diffusione globale

Il glifosato è presente in molti prodotti erbicidi commerciali, il più noto dei quali è il Roundup della Monsanto. Da quando è stato introdotto, è diventato l’erbicida più utilizzato nel mondo, con milioni di tonnellate applicate annualmente su colture come mais, soia e cotone, molte delle quali sono geneticamente modificate per essere resistenti al glifosato. Questa ampia diffusione ha sollevato preoccupazioni non solo per la salute umana, ma anche per l’ambiente, poiché il glifosato può contaminare l’acqua, il suolo e l’aria.

Possibili effetti sulla salute umana

Il principale motivo di preoccupazione riguardo al glifosato è il suo potenziale effetto cancerogeno. Nel 2015, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), un’agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha classificato il glifosato come “probabile cancerogeno per l’uomo”. Questa classificazione si basa su studi epidemiologici che hanno riscontrato un aumento del rischio di linfoma non-Hodgkin tra gli agricoltori esposti al glifosato. Tuttavia, è importante notare che la classificazione dell’IARC non significa che il glifosato sia definitivamente cancerogeno, ma che esistono prove sufficienti per giustificare ulteriori ricerche.

Oltre al rischio di cancro, ci sono altre preoccupazioni legate all’esposizione al glifosato. Alcuni studi hanno suggerito che il glifosato possa avere effetti endocrini, interferendo con il sistema ormonale del corpo umano. Questo potrebbe portare a una serie di problemi di salute, tra cui infertilità, difetti alla nascita e altre disfunzioni riproduttive. Inoltre, il glifosato è stato collegato a disturbi neurologici e malattie renali, anche se le prove in questo senso sono ancora oggetto di dibattito scientifico.

Il glifosato nell’ambiente

Il glifosato non si limita a colpire le piante per cui è stato applicato. Una volta disperso nell’ambiente, può avere una serie di effetti negativi su altre forme di vita. Ad esempio, il glifosato può essere tossico per alcune specie di microorganismi del suolo, che sono essenziali per la salute del terreno e la crescita delle piante. Inoltre, può avere effetti dannosi su insetti benefici, come le api, e su altre specie animali. Alcuni studi hanno anche suggerito che il glifosato possa contribuire al fenomeno della resistenza agli erbicidi, rendendo le erbacce sempre più difficili da controllare.

L’inquinamento delle acque è un’altra grande preoccupazione. Il glifosato può facilmente entrare nei corsi d’acqua attraverso il deflusso agricolo, contaminando fiumi, laghi e falde acquifere. Una volta nelle acque, può danneggiare gli ecosistemi acquatici, mettendo a rischio pesci, anfibi e altre forme di vita acquatica. Anche l’accumulo di glifosato nei sedimenti può avere effetti a lungo termine sulla qualità dell’acqua e sulla biodiversità.

Controversie e regolamentazioni

La questione del glifosato è diventata un tema altamente controverso a livello globale. Da un lato, ci sono aziende e agricoltori che difendono l’uso del glifosato, sostenendo che è un erbicida essenziale per l’agricoltura moderna, capace di aumentare la resa delle colture e ridurre i costi di produzione. Dall’altro, ci sono organizzazioni ambientaliste, scienziati e gruppi di consumatori che chiedono la sua messa al bando, citando i rischi per la salute e l’ambiente.

In molti paesi, tra cui l’Unione Europea, il glifosato è stato oggetto di intense discussioni regolamentari. Nel 2017, l’UE ha rinnovato l’autorizzazione all’uso del glifosato per altri cinque anni, nonostante l’opposizione di diversi Stati membri. Alcuni paesi, come la Francia e la Germania, hanno annunciato piani per eliminare gradualmente il glifosato entro il 2023. Anche in Italia, il dibattito è acceso, con diverse regioni che hanno adottato misure per limitarne l’uso.

Negli Stati Uniti, il glifosato è stato al centro di numerose cause legali, con migliaia di persone che hanno citato in giudizio la Monsanto (ora di proprietà della Bayer) sostenendo che l’esposizione al Roundup ha causato loro il cancro. Nel 2018, un tribunale della California ha condannato la Monsanto a pagare una somma significativa di risarcimento a un giardiniere affetto da linfoma non-Hodgkin, un caso che ha aperto la strada a molte altre azioni legali.

Alternative al glifosato

Dato l’alto livello di preoccupazione riguardo al glifosato, molti agricoltori e ricercatori stanno cercando alternative più sicure ed ecologiche. Una delle opzioni più promettenti è l’agricoltura biologica, che evita l’uso di erbicidi chimici e si basa su pratiche come la rotazione delle colture, la pacciamatura e l’uso di erbicidi naturali. Sebbene l’agricoltura biologica richieda più lavoro e possa avere costi di produzione più elevati, offre un approccio sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

Altre alternative includono l’uso di tecnologie di precisione, come i droni e i robot, che possono applicare erbicidi in modo più mirato, riducendo la quantità di sostanze chimiche necessarie. Anche la biotecnologia sta sviluppando nuove varietà di piante resistenti alle erbacce, riducendo così la necessità di erbicidi. Inoltre, l’uso di coperture vegetali e la promozione della biodiversità nei campi possono aiutare a controllare le erbacce in modo naturale.

Il ruolo della consapevolezza dei consumatori

Un altro aspetto cruciale nella questione del glifosato è la consapevolezza dei consumatori. Negli ultimi anni, sempre più persone sono diventate sensibili ai problemi legati all’uso di pesticidi e erbicidi nella produzione alimentare. Questo ha portato a una crescente domanda di prodotti biologici e coltivati senza l’uso di sostanze chimiche nocive. Le etichette alimentari che certificano l’assenza di glifosato stanno diventando sempre più comuni, e i consumatori informati possono giocare un ruolo importante nel promuovere pratiche agricole più sicure.

La pressione dei consumatori ha già avuto un impatto significativo, spingendo molte aziende a ridurre o eliminare l’uso di glifosato nei loro prodotti. Tuttavia, c’è ancora molto da fare per garantire che l’agricoltura globale si sposti verso metodi più sostenibili e sicuri. Informarsi, fare scelte consapevoli e sostenere politiche agricole responsabili sono passi fondamentali per un futuro più sano e sicuro.

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