Come si preparano fisicamente i calciatori durante i ritiri estivi
In molti pensano che la preparazione atletica di precampionato sia indispensabile per allenare la tenuta fisica dei calciatori affinché venga mantenuta durante tutto l’arco della stagione agonistica. In realtà la preparazione è utile per adattare i giocatori solo nel sostenere la quantità e la densità degli stimoli tecnico-tattici e fisici che saranno proposti all’inizio del periodo successivo. Il rendimento della squadra nei mesi seguenti dipenderà, infatti, anche e soprattutto, dal lavoro quotidiano da svolgere durante tutto il campionato. E il vecchio metodo dell’accumulazione estiva, complice il fitto numero di impegni da fine agosto e inizio settembre, è ormai contestato per la sua inefficacia. Lo spiega bene Claudio Tozzi, esperto di preparazione atletica sulla forza. La fase di recupero è fondamentale.
“Bisognerebbe fare una ciclizzazione aciclica, ovvero allenandosi da subito per la singola partita, la prima in ordine di tempo. Senza fare un aumento di volume in estate e senza gravare di difficoltà il corpo. Il senso della preparazione estiva, in realtà, è una convinzione ormai sorpassatissima”. Nessun accumulo di lavoro estivo, infatti, dura fino a giugno. “L’accumulo di lavoro non bisogna farlo, perché prima del campionato non c’è tempo per recuperare”, spiega Tozzi. “In teoria, secondo questa linea, i calciatori dovrebbero riposare completamente. Bisognerebbe aspettare che il corpo supercompensi, aumentando così la prestazione”. Ma il calendario degli incontri non sa attendere. E i tornei sono sempre più saturi di impegni. “Ecco perché a inizio campionato è pieno di infortuni”.
“In estate bisogna togliere, piuttosto che aggiungere”, prosegue Tozzi. “Nel precampionato bisognerebbe fare solo un lavoro in più di pesi (pesanti ma brevi e infrequenti, massimo una volta a settimana). Così da andare a creare una struttura muscolare al giocatore, forte e ben equilibrata da quadricipite e bicipite femorale, in modo da proteggere il legamento crociato. Ma senza usurarlo. I crociati saltano perché i muscoli sono deboli e affaticati. Se gli fai fare i pesi il muscolo diventa più forte, evitando un incremento solo dell’ipertrofia. A patto che recuperi”. I tempi di riposo, insomma, continuano ad essere fondamentali.
Ma tutto è fondamentale. Tutto deve essere opportunamente pianificato, implementato e monitorato. Perchè una buona preparazione influenza il rendimento dei club, i successi sportivi, il fatturato delle società e persino la credibilità dei pronostici e delle quote, che a inizio campionato sono legate ai bonus di benvenuto per le scommesse a causa dell’estrema incertezza sulle possibili performance dei club e dei singoli giocatori.
E poi il fiato. “Scatti e le partitelle. Non deve essere il fiato di un maratoneta, ma di un calciatore. I giocatori dovrebbero preparare normalmente la prima giornata di Serie A. Magari monitorando i livelli di vitamina D e portando avanti un alimentazione priva di cereali, legumi e latticini. Il fiato si educa solo con le partite e gli scatti, giocando. Situazioni di per sé già allenanti. Ma senza aggiungere la parte atletica intensa”.
E a proposito di alimentazione, Marco Rufolo, 51 anni, biologo nutrizionista e tecnologo alimentare, specializzato in Scienza dell’alimentazione nonché membro dello staff che ha consegnato il 33° scudetto al Napoli, spiega i tratti essenziali della dieta in fase di preparazione estiva. In linea generale, durante il periodo di preparazione, è possibile, o necessario, diminuire il consumo di carboidrati e aumentare le proteine animali per supportare lo sviluppo della muscolatura. A livello generale, invece, il regime nutrizionale prevede un apporto di carboidrati complessi (60% circa, pane e pasta soprattutto), proteine (10% circa) e grassi (30% circa); zuccheri semplici in minima parte. Le proteine sono distribuite fra animali (carne, pesce) e vegetali (legumi, cereali). Lo spiega bene MyPersonalTrainer nella dieta del calciatore, che conferma la teoria del dottor Rufolo.
In fase di preparazione gioca poi un ruolo cruciale la location del ritiro. Alta quota e aria buona. Da sfatare il mito dell’ossigenazione. Non c’è alcun meccanismo psicofisico legato alle prestazioni atletico-sportive per i quali si scelgono località montane. La ragione è molto più semplice: in montagna il riposo notturno è migliore, mentre durante il giorno si corre a un caldo intenso ma poco umido e affaticante. Le temperature sono perfette. Largo allora ai vari raduni d’alta quota: Rio Pusteria-Valles, Chatillon-S.Vincent, Pinzolo, Vipiteno-Racines, Moena e San Martino di Castrozza, solo per citarne alcuni ai piedi di Alpi o Prealpi.