Come si diagnostica la sclerosi multipla?

Come si diagnostica la sclerosi multipla? Se ti stai facendo questa domanda, l’articolo nelle prossime righe fa per te. Il nostro invito, come sempre, è quello di contattare il tuo medico di fiducia nel caso in cui dovessi avere dubbi sulle tue condizioni di salute o su quelle di una persona a te vicina.

sclerosi multipla

Come avviene la diagnosi di sclerosi multipla?

Quando si parla della diagnosi di sclerosi multipla (SM), malattia autoimmune del sistema nervoso centrale, bisogna chiamare in causa uno spartiacque molto importante: la risonanza magnetica. Prima dell’introduzione su larga scala di questo esame, la diagnosi della malattia prevedeva il ricorso all’esame del liquido cerebrospinale (o liquor).

Si procedeva alla diagnosi della malattia anche attraverso l’esecuzione di esami neurofisiologici.

Dal punto di vista temporale, potevano passare anche diversi anni dalla comparsa dei primi sintomi fino alla formulazione della diagnosi.

Con l’introduzione della risonanza magnetica, è stato possibile parlare di una rilevazione decisamente più sensibile e puntuale delle lesioni provocate dalla patologia.

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I criteri di Mc Donald

Quando si parla di diagnosi della sclerosi multipla, è necessario chiamare in causa i cosiddetti criteri di Mc Donald. Definiti per la prima volta nel 2001 dal neurologo di cui portano il nome, vengono interessati, periodicamente, da delle revisioni. L’ultima risale al 2017.

Secondo quanto previsto attualmente dai criteri, per poter parlare di diagnosi di sclerosi multipla è necessario che vi siano almeno due lesioni provocate dalla malattia in due aree distinte del sistema nervoso centrale (situazione nota con il nome tecnico di disseminazione spaziale).

Inoltre, le lesioni devono fare la loro comparsa in tempi successivi (la cosiddetta disseminazione temporale).

Tra le parti del sistema nervoso centrale umano che devono essere coinvolte dalle lesioni per poter parlare di disseminazione spaziale in sclerosi multipla troviamo le immediate adiacenze della corteccia cerebrale e dei ventricoli, ma anche il tronco dell’encefalo e del cervelletto e il midollo spinale.

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L’approccio giusto alla diagnosi

Nei pazienti in cui si sospetta un quadro di sclerosi multipla, la risonanza magnetica cerebrale è uno step necessario. L’unica eccezione riguarda i casi in cui non è possibile procedere all’esecuzione. Se, dati della risonanza magnetica cerebrale alla mano, ci si dovesse accorgere della necessità di reperire ulteriori informazioni, si esegue al paziente la risonanza magnetica spinale.

Un altro dettaglio importante riguarda il fatto che, in sede di diagnosi, è necessario che l’operatore specifichi chiaramente se il decorso della malattia è di natura attiva o progressiva.

Per avere la certezza di una diagnosi chiara, è cruciale rivolgersi a un neurologo esperto in sclerosi multipla.

In merito ai criteri di Mc Donald, è necessario ricordare che la loro applicazione riguarda i soggetti con un quadro di sindrome clinicamente isolata. Si tratta di una tipologia di sclerosi multipla che si contraddistingue per la comparsa di un sintomo o di un segno neurologico che dura almeno 24 ore.

Quest’ultimo, è frutto della demielinizzazione della guaina che avvolge gli assoni dei neuroni (ossia i loro principali prolungamenti).

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