L’olio di cocco può fare male alla nostra salute?
Negli ultimi anni, si parla tantissimo dell’olio di cocco. Considerato uno dei migliori rimedi naturali per la bellezza dei capelli, viene impiegato anche come brucia grassi. Se si confronta la sua reputazione con quella dell’olio di palma, ci si accorge che è oggettivamente migliore.
Lo era fino a qualche anno fa, quando una revisione curata da un team di esperti dell’American Heart Association ha cambiato un po’ le carte in tavola. Cosa dice di preciso? I suoi risultati sottolineano che l’olio di cocco fa male? Scopriamo assieme le risposte a queste domande nelle prossime righe.
Ricorda sempre che, in caso di dubbi sulle tue condizioni di salute, il punto di riferimento principale deve essere l’opinione del tuo medico curante.
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L’olio di cocco è dannoso per la salute? Il punto di vista degli esperti
L’olio di cocco è al centro, assieme a numerosi altri alimenti, di una revisione condotta nel 2017 da un team di esperti dell’American Heart Association. Nel lavoro scientifico in questione, dedicato al rapporto tra assunzione di grassi alimentari e malattie cardiovascolari, si pone l’accento sul fatto che il profilo lipidico dell’olio di cocco è composto, per l’82% della sua totalità, da grassi saturi.
Circa la metà del grasso presente nel prodotto a cui stiamo dedicando queste righe è acido laurico. La restante parte è a base di acidi grassi come l’acido palmitico e l’acido miristico.
L’acido laurico, che in questo caso funge da sostituto dei carboidrati, rispetto agli altri acidi grassi contribuisce maggiormente all’aumento di colesterolo LDL.
Dati alla mano, l’olio di cocco è in grado di innalzarlo esattamente come fanno gli acidi grassi saturi presenti nel burro, un condimento che, a differenza di quello oggetto di questo articolo, è considerato, nell’immaginario collettivo, decisamente poco salutare.
Gli esperti della AHA raccomandano di evitare il consumo di olio di cocco in quanto, nel periodo di uscita della sopra menzionata revisione, non erano noti benefici tali da compensare l’aumento dei valori del colesterolo.
Il nodo della reputazione
Come accennato nelle righe precedenti, l’olio di cocco gode comunque di una buona reputazione. Come mai, tenendo conto del fatto che la revisione sopra menzionata non è l’unica testimonianza della scienza che sottolinea che l’olio di cocco può fare male? I motivi sono diversi.
Innanzitutto, ribadiamo, l’olio di cocco è un toccasana per la bellezza dei cappelli. Permette infatti di idratarli e rinforzarli, migliorandone palesemente la lucentezza e la morbidezza.
Tornando un attimo alla sua assunzione, ricordiamo che, secondo diversi studi, oltre a contribuire all’aumento del colesterolo LDL, farebbe lo stesso anche con quello HDL, il cosiddetto colesterolo buono.
Un altro motivo per cui l’olio di cocco gode di una fama non negativa riguarda il suo essere ricco di trigliceridi a catena media, lipidi che avrebbero un ruolo nell’accelerazione del metabolismo post prandiale (gli studi fatti fino ad ora, però, riguardano il monitoraggio degli effetti di preparati con una quantità di questi trigliceridi ben più alta rispetto a quella presente nell’olio di cocco).
Lo scenario è oggettivamente complicato – come nel caso del già menzionato olio di palma – motivo per cui è opportuno osservare moderazione nel consumo e rivolgersi al proprio medico curante prima di introdurre l’olio di cocco nella routine alimentare.
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