Gli effetti positivi del bilinguismo all’asilo nido
Quando parliamo di bilinguismo intendiamo la capacità di poter comunicare correttamente in un’altra lingua rispetto a quella madre. Una caratteristica che nel corso degli anni è divenuta sempre più comune tra le nuove generazioni che, vuoi per l’insegnamento scolastico più consistente, vuoi per le richieste della società odierna, riescono a parlare in diversi idiomi, inglese e spagnolo su tutti, e ad avere un approccio verso l’esterno più aperto alla diversità.
Proprio per questo, imparare una nuova lingua dovrebbe essere un percorso da intraprendere già in tenera età, sia per la maggiore predisposizione dei bambini ad apprendere senza vincoli mentali, sia per i benefici a livello cognitivo nel loro processo di crescita e sviluppo.
Bilinguismo: Perché iniziare già dall’asilo
Se in passato, pur senza nessuna base scientifica, si pensava che il bilinguismo in età infantile potesse portare a problemi di sviluppo linguistico e cognitivo, oggi sono sempre di più le famiglie che richiedono l’insegnamento di una seconda lingua già all’asilo nido, visti i tanti studi che hanno dimostrato gli innumerevoli benefici collegati a questa pratica per quanto concerne lo sviluppo mentale del bambino.
Imparare una nuova lingua in tenera età, infatti, porta a una maggiore elasticità mentale che semplificherà da una parte l’apprendimento di un ulteriore idioma e dall’altra migliorerà il livello di concentrazione e capacità analitiche, sommate a una predisposizione e un entusiasmo maggiori a interfacciarsi con argomenti e materia del tutto nuovi e sconosciuti.
Oltre agli aspetti meramente pedagogici, inoltre, il bilinguismo consente ai bambini di poter comprendere meglio le diversità del mondo, in una società che è sempre più globalizzata e cosmopolita, accettando senza pregiudizi i diversi usi e modi di vivere di altri coetanei provenienti da Paesi diversi dal proprio, favorendo quindi l’assimilazione di concetti quali integrazione culturale, accoglienza e inclusività, divenuti assolutamente centrali nei tempi in cui viviamo.
Da non sottovalutare infine i risvolti positivi per il futuro. Quando un bambino impara una seconda lingua fin da i primi anni di vita, da grande sarà in grado di padroneggiarla perfettamente, al pari di quella madre. Tale situazione porterà quindi enormi benefici a livello professionale e relazionale, essendo il bilinguismo una delle capacità più richieste in ambito lavorativo, aprendo alla possibilità di fare esperienze di successo all’estero, oltre a poter entrare in contatto e comunicare all’interno di contesti internazionali.
Qual è l’età giusta per il bilinguismo
Uno dei modi di dire più comuni quando parliamo di bambini è quello che il loro cervello è come una spugna. Assunto che trova la sua conferma anche scientifica, con studi che hanno rivelato che nei primi mille giorni di vita, il cervello possiede la massima plasticità cognitiva e di apprendimento. In quest’ottica, quindi, l’insegnamento di una seconda lingua dovrebbe cominciare il prima possibile, all’asilo nido o alla scuola materna, per massimizzare l’impegno e facilitare la conoscenza del nuovo idioma.
In linea generale, quando un bambino inizia a imparare la seconda lingua fin dalla nascita si parla di bilinguismo simultaneo, in quanto avviene parallelamente all’apprendimento della lingua madre. Se invece tale processo dovesse iniziare in una fase successiva con il limite massimo fissato intorno agli otto anni d’età siamo in presenza del bilinguismo precoce. Posteriormente si tratta infine di bilinguismo tardivo.
Di solito, la lingua che viene maggiormente insegnata è l’inglese, anche in virtù di un campo di applicazione più largo, ma prendono sempre più piede anche asili nido e scuole materne che contemplano lo spagnolo e il francese.
Ciò che può fare davvero la differenza è l’impostazione con cui viene stimolato l’apprendimento. Trattandosi di bambini, infatti, l’insegnamento deve avvenire in modo naturale, unendo l’aspetto ludico a quello pedagogico in un contesto in cui il bambino è completamente immerso in un ambiente bilingue con gli educatori che devono comunicare con lui esclusivamente nella lingua da imparare.