Attacco ischemico transitorio: cos’è, cause e sintomi
Riconoscere i primi sintomi di un attacco ischemico transitorio (TIA) è fondamentale. Infatti, anche se l’attacco ischemico transitorio è meno grave dell’ictus, può aumentare il rischio nei giorni, mesi o anni successivi. Quindi, sono essenziali cure rapide e precoci.
Cos’è l’attacco ischemico transitorio?
L’attacco ischemico transitorio è un deficit neurologico localizzato, che si manifesta improvvisamente e scompare completamente in meno di 24 ore.
Le cause dell’attacco ischemico transitorio?
Le cause:
- Placche di ateroma (aterosclerosi) sui vasi cervico-cefalici provocano un restringimento del diametro dei vasi con rischio di stenosi che possono innescare un attacco ischemico transitorio;
- Cardiopatie emboliche che possono causare l’embolia cerebrale: stenosi mitralica, fibrillazione atriale e altre aritmie, endocardite, tireotossicosi. Interessano principalmente il territorio silviano sinistro (vascolarizzato dall’arteria silviana sinistra);
- Dissezioni delle arterie cervicali ed intracraniche più frequenti nei giovani.
I sintomi?
Gli attacchi ischemici transitori provocano un episodio neurologico transitorio totalmente regressivo che dura da pochi secondi a pochi minuti. A volte può durare alcune ore. I sintomi compaiono e scompaiono improvvisamente.
A seconda dell’area interessata, può trattarsi di cecità transitoria di un occhio, deficit del campo visivo, disturbi sensoriali o motori localizzati, afasia, disturbi cerebellari, ecc.
La diagnosi?
La valutazione biologica, l’elettrocardiogramma, l’eco-doppler cervicale, lo scanner cerebrale e talvolta l’arteriografia carotidea consentono la diagnosi. Ma oggi è soprattutto la risonanza magnetica a consentire una diagnosi precisa sin dalle prime ore, anche minuti. Deve essere eseguita con urgenza in presenza di segni di ischemia cerebrale.
Il trattamento?
Un paziente con un attacco ischemico transitorio deve essere ricoverato in ospedale. Il trattamento mira a prevenire le recidive – trattamento dei fattori di rischio per l’aterosclerosi e le possibili cause di embolia – e ad evitare la progressione verso un infortunio peggiore.
Si usano agenti antipiastrinici e talvolta si effettuano interventi chirurgici o angioplastica percutanea transluminale. Il monitoraggio deve essere ravvicinato e a lungo termine perché i rischi di recidiva o di insorgenza di un ictus sono relativamente elevati.
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