Perché accarezzare un cane fa bene al nostro cervello? C’è la risposta
I cani riducono lo stress. Questo è ormai scientificamente provato. Tuttavia, fino a oggi non erano mai studiati i meccanismi neurologici sottostanti a questo fenomeno.
I ricercatori hanno, infatti, approfondito l’argomento, osservando i cambiamenti nell’attivià del cervello umano in presenza di un cane. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Plos One.
Nel dettagli, 21 volontari sani hanno partecipato a sei sessioni con gli animali: i partecipanti sono entrati in contatto con un cane (Jack Russel, Golden Retriver o Goldendoodle) durante tre sessioni e durante altre tre hanno interagito con un peluche.
I ricercatori hanno spiegato che “ogni sessione consisteva in cinque fasi di due minuti con crescente intensità di contatto con il cane o il peluche”.
Sono stati, quindi, misurati i livelli di emoglobina ossigenata, deossigenata e totale dei partecipanti.
La saturazione di ossigeno nel sangue nella zona frontopolare è stata anche monitorata utilizzando la spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso (una tecnica basata sul principio dell’assorbimento della radiazione infrarossa) per valutare l’attività del cervello.
I risultati: Più i partecipanti interagivano con un cane o un animale di peluche, più aumentava l’attività cerebrale prefrontale. Inoltre, interagire con un cane vero ha stimolato il cervello di più rispetto a toccare un peluche.
Pertanto, il contatto con un animale ha effettivamente attivato “processi attenzionali più forti e una maggiore eccitazione emotiva”.
Tali osservazioni sono state confermate da una serie di esami del sangue: “La concentrazione di emoglobina ossigenata era 0,80 μmol/l superiore (…) e la concentrazione di emoglobina deossigenata, la concentrazione di emoglobina totale e la saturazione di ossigeno hanno mostrato modelli simili”.
Per i ricercatori, questi primi risultati confermano i benefici terapeutici dei cani sull’uomo: “Le terapie canine sono preziose per molte condizioni croniche e possono essere utilizzate in contesti in cui è necessaria la rassicurazione, come con i bambini e nelle strutture di assistenza a lungo termine”, ha affermato il dott. Joey R. Gee, neurologo presso il Providence Mission Hospital (California) al sito Healthline.