Come si scopre l’endometriosi?
Tra le patologie che possono colpire l’apparato genitale femminile, l’endometriosi è senza dubbio una delle più insidiose. Come si scopre l’endometriosi? Vista la natura profondamente invalidante della malattia, sono tantissime le persone che si pongono questa domanda. Nelle prossime righe di questo articolo, abbiamo cercato di dare una risposta semplice e chiara. Attenzione: se dovessi avere qualche dubbio sulla tua salute, consulta sempre il ginecologo.
Endometriosi: si vede con l’ecografia?
L’endometriosi è una patologia ginecologica che riguarda fino al 20% delle donne in età fertile. Colpisce pazienti di età compresa fra i 20 e i 35 anni e ha cause ancora oggi non perfettamente conosciuti. C’è chi pensa che sia riconducibile a un’alterazione del sistema immunitario e chi, invece, chiama in causa la mestruazione retrograda (risalita nella pelvi del sangue dell’utero).
Si contraddistingue per la presenza di tessuto endometriale fuori dalla cavità uterina, ossia l’unica zona dove deve essere fisiologicamente presente. Lo si può trovare:
- nelle ovaie;
- negli organi pelvici (p.e. l’intestino);
- negli organi al di fuori della pelvi;
- in corrispondenza del peritoneo pelvico.
Come si riscontra un eventuale quadro di endometriosi? L’ecografia può servire? La risposta, in alcuni casi, è affermativa? Quando una donna richiede la visita da uno specialista per via di problematiche come il flusso mestruale doloroso, quest’ultimo può notare, attraverso l’ecografia transvaginale, cisti endometriosiche a livello di ovaie od organi pelvici.
Un’altra strada da considerare quando ci si chiede come si scopre l’endometriosi riguarda proprio la zona della pelvi e consiste nel sottoporsi a una risonanza magnetica a questo distretto corporeo.
Se l’endometriosi ha colpito gli organi pelvici, il miglior modo per scoprirla è l’intervento in laparoscopia. Mini invasivo, questo intervento prevede l’esecuzione di incisioni molto piccole – parliamo di circa 5/10 mm – tramite le quali viene introdotta una telecamera. Quest’ultima ha il fine di accertare allo specialista la presenza di endometriosi. Tramite gli strumenti operatori introdotti attraverso le sopra menzionate incisioni, si procede alla loro rimozione.
Essenziale è ricordare che nei casi in cui l’endometriosi raggiunge livelli gravi è fondamentale l’approccio multidisciplinare.
Endometriosi: una diagnosi spesso tardiva
Quando ci si chiede come si scopre l’endometriosi, è bene ricordare che, purtroppo, in molti casi la diagnosi di questa patologia è tardiva. La patologia, che rappresenta assieme alla scarsa riserva ovarica una delle causa di infertilità femminile, viene diagnosticata, in media, con un ritardo di 7 anni rispetto al palesarsi dei primi sintomi.
Per evitare questa deriva, che può avere conseguenze molto pesanti a livello sia fisico, sia psicologico, contano tantissimo la perizia e la sensibilità del ginecologo. Quest’ultimo deve essere pronto ad ascoltare le pazienti e a farle sentire accogliere ma anche a non trascurare alcuni segnali del loro corpo.
Tra i principali rientra l’utero globoso, dolente a seguito del tatto e poco trattabile. Un altro segnale di una possibile endometriosi è l’aumento di volume delle ovaie, così come la presenza di tessuto rigido nelle immediate vicinanze dell’utero.
Se il ginecologo è esperto, davanti a questo quadro prescrive l’ecografia pelvica. Questo esame rappresenta in molti casi uno step decisivo per individuare la presenza delle aderenze e delle cisti riconducibili all’endometriosi.
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