Rapporto Osservasalute 2017: “Al Sud si muore di più”
Se da un lato in Italia si muore di meno per tumori e malattie croniche, dall'altro cresce il divario Nord - Sud nell'ambito della prevenzione.
Se da un lato in Italia si muore di meno per tumori e malattie croniche, dall’altro cresce il divario Nord – Sud nell’ambito della prevenzione.
Ciò è emerso dal rapporto Osservasalute 2017, presentato oggi a Roma, al Policlinico Universitario Agostino Gemelli.
Il rapporto sottolinea che dove la prevenzione funziona “la salute degli italiani è più al sicuro, con meno morti per tumori e malattie croniche come il diabete e l’ipertensione (diminuiti del 20% in 12 anni i tassi di mortalità precoce per queste cause)“.
In Italia, rimarca il documento, “si verificano meno decessi in età precoce, cioé tra i 30 e i 69 anni (la causa principe della mortalità prematura sono le malattie croniche; in particolare si considerano per tumori maligni, diabete mellito, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche): il tasso di mortalità precoce è diminuito di circa il 20% negli ultimi 12 anni, passando da un valore di circa 290 a circa 230 per 10.000 persone. Il Servizio Sanitario Nazionale è quindi riuscito a incidere sulla mortalità evitabile, grazie alla corretta gestione di queste serie patologie, si legge ancora. E se sono stati fatti piccoli passi avanti anche sugli stili di vita, con una aumento della pratica sportiva, è però incrementato anche il numero degli obesi. Inoltre, non diminuiscono i fumatori. Nel Paese, sottolinea il rapporto, si osservano livelli di cronicità e non autosufficienza tra gli anziani superiori alla media europea, e a farne le spese sono soprattutto le donne. Non a caso l’Italia è addirittura 15esima tra i paesi dell’Unione Europea per speranza di vita alla nascita senza limitazioni fisiche“.
Il rapporto ha sottolineato che dal 2012 al 2016 sono aumentate del 12,1% le malattie croniche e la compresenza in un paziente di più di una di queste malattie – la prevalenza di pazienti con multicronicità risulta in crescita dal 2012 (22,4%) al 2016 (25,1%). Tale prevalenza è più elevata nel genere femminile rispetto a quello maschile in tutti gli anni considerati e, nel 2016, è pari al 28,7% tra le donne e al 21,3% tra gli uomini.
Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità (ISS), ha affermato che “è evidente il fallimento del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), anche nella sua ultima versione federalista, nel ridurre le differenze di spesa e della performance fra le regioni italiane“, sottolineando che “si tratta di differenze inique perché non ‘naturali’, ma frutto di scelte politiche e gestionali“.
Ricciardi, pertanto, auspica che “che si intervenga al più presto partendo da un riequilibrio del riparto del Fondo Sanitario Nazionale, non basato sui bisogni teorici desumibili solo dalla struttura demografica delle Regioni, ma sui reali bisogni di salute, così come è urgente un recupero di qualità gestionale e operativa del sistema, troppo deficitarie nelle regioni del Mezzogiorno, come ampiamente evidenziato nel nuovo Rapporto Osservasalute“.