Pubalgia, cos’è, sintomi e chi è più a rischio
La pubalgia consiste in un processo infiammatorio che colpisce tendini e muscoli della zona inguinale. In questo articolo vi diremo cos’è e chi colpisce maggiormente.
Cos’è la pubalgia?
La pubalgia significa letteralmente “dolore al pube” e consiste in un processo infiammatorio che colpisce tendini e muscoli della zona inguinale. Il soggetto affetto da questa condizione percepisce forti dolori a seguito di microtraumi ripetuti a livello pubico-inguinale.
I principali sintomi che si associano a tale condizione infiammatoria sono:
- dolore all’interno della coscia
- dolore muscolo-tendineo a livello inguinale e pubico
- dolore al fianco
Pubalgia e sport
La pubalgia è una sindrome dolorosa spesso riscontrata tra gli sportivi, in particolare tra i ciclisti, i pattinatori, i calciatori e i pallanuotisti. Queste discipline sportive, infatti, possono comportare uno sforzo eccessivo dei muscoli adduttori della coscia, con conseguenti microtraumi ripetuti.
È consigliabile curare questa tendinite già a partire dai primi sintomi, poiché vi è un alto rischio di cronicizzazione del dolore.
Pubalgia e gravidanza
Questo processo infiammatorio è comune durante il periodo di gestazione. Infatti, in gravidanza avviene un aumento della produzione dell’ormone relaxina, che prepara la donna al travaglio rilassando i muscoli e i legamenti pubici.
La pubalgia si manifesta solitamente durante l’ultimo trimestre di gravidanza e comporta dolori mentre si cammina e si sta in piedi. Essa compare più facilmente in quelle donne che soffrivano di infiammazione pubico-inguinale prima della gravidanza. A volte può essere segno di una posizione errata del feto.
Cura
Dopo il consulto medico che conferma la diagnosi di pubalgia, è possibile ricorrere ad una terapia farmacologica e/o fisioterapica per ridurre l’infiammazione.
I farmaci maggiormente in uso in questo caso comprendono i farmaci antinfiammatori sia quelli per il trattamento a livello topico della zona sia quelli che prevedono l’assunzione per via orale. È possibile ricorrere anche alla terapia con cortisone.
La fisioterapia, invece, può consistere nell’utilizzo di strumentazioni quali gli ultrasuoni, le onde d’urto e la tecar.