Le persone in coma sono coscienti? La storia di Carol
Riportiamo le parole del Dottor Adrian M. Owen, neuroscienziato britannico che lavora in Canada. Parla in particolare dell’esperienza con due pazienti in stato vegetativo persistente, Carol e Scott.
La coscienza nelle persone in coma, una realtà
Il Dottor Adrian M. Owen, neuroscienziato britannico autore del libro “Into The Grey Zone: A Neuroscientist Explores The Border Between Life And Death” (Guardian Faber), nel 2006 – tramite una ricerca pubblicata nella rivista Science – ha dimostrato che i pazienti in stato vegetativo persistente in realtà sono pienamente coscienti e sono in grado di comunicare con l’esterno tramite la risonanza magnetica funzionale (fMRI).
In un articolo pubblicato sulla rivista “Scienze” (Sprea Editori) Bimestrale Aprile-Maggio 2022, viene riportato il racconto del neuroscienziato su due pazienti in stato vegetativo persistente: Carol e Scott.
Carol nel 2005 era stata colpita da due automobili mentre attraversava la strada. Subì un gravissimo danno cerebrale che la condannò ad uno stato vegetativo persistente che vuol dire “essere svegli senza essere coscienti“.
“I pazienti hanno gli occhi aperti e spesso vivono cicli di sonno-veglia, ma rimangono incapaci di rispondere a qualunque stimolo esterno: sono letteralmente ‘qui’ e allo stesso tempo ‘altrove’, inchiodati sulla soglia tra la vita e la morte. Per decenni si è dato per scontato che le persone in questo stato non fossero coscienti né sapessero chi erano, dove si trovavano e cosa stesse loro accadendo.
Mesi dopo l’incidente Carol fu sottoposta a risonanza magnetica funzionale nell’ospedale di Addenbrooke, a Cambridge e, mentre si trovava nella macchina, le fu chiesto di immaginare di agitare vigorosamente le braccia in aria, come se stesse giocando a tennis. Nella sorpresa generale, una parte del suo cervello, la corteccia premotoria, si attiva come sarebbe accaduto in una persona sana a cui fosse stato chiesto di immaginare la stessa cosa.
I medici capirono dunque che Carol doveva aver compreso di produrre una risposta: non un gesto fisico, come battere una palpebra, ma comunque una risposta cerebrale conscia.
Ciò confermava ogni dubbio che Carol non era ‘ridotta a un vegetale’ ma era cosciente e consapevole, pur essendo insensibile agli stimoli fisici da oltre cinque mesi”.
Nell’articolo è possibile leggere anche la storia di Scott, i commenti e gli approfondimenti scientifici del caso.
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