Green Pass, Gismondo: “Non c’è prova scientifica per tenerlo ancora”
“Non esiste dal punto di vista scientifico alcuna motivazione perché il green pass resti in essere”, tanto meno dopo il 31 marzo quando scadrà lo stato d’emergenza per Covid-19, e ancor meno per tutto il 2022 come proposto ad esempio da Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza.
Se l’idea è quella di mantenerlo, a livello politico “dovrebbero spiegarcene le ragioni”. Così all’Adnkronos Salute la microbiologa Maria Rita Gismondo.
“Ricordiamo – sottolinea la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano – che il Green pass è stato istituito a livello europeo e recepito dall’Italia come un documento”, nome ufficiale Eu Digital Covid Certificate, “che potesse dare la luce verde alla libera circolazione dei cittadini in Europa, favorendola. È stato poi utilizzato, prima negandolo, poi in modo dichiarato, al fine di costringere” a immunizzarsi anche “chi non avesse la sua convinzione personale alla vaccinazione. Bene. Adesso i vaccinati” con prima dose in Italia “sono oltre il 91%: non c’è nessun motivo – insiste Gismondo – né in termini di vaccinazioni da effettuare, né in termini di situazione epidemiologica attuale, per cui si debba continuare a giustificare l’utilizzo del Green pass”.
Pass che “fra l’altro – osserva l’esperta – viene ancora presentato erroneamente come una sicurezza per non contagiarsi o contagiare. Non è cosìperché sappiamo che il vaccino” anti-Covid, “estremamente utile, lo è per preservarci dalla gravità della malattia, non per prevenire la diffusione del virus”.
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