Gli esami contro i tumori violano il voto di castità?
Il voto di castità consiste nella rinuncia all’esercizio della sessualità per seguire Cristo e per la Chiesa Cattolica è una virtù, una scelta volontaria che frati, suore, preti adempiono nelle loro vite. Tuttavia, ci sono degli esami in ambito medico che possono risultare invasivi come quello vaginale – il pap test – o anale – rettoscopia – non solo per la pratica ma anche per l’atto del ‘denudarsi’ e del permettere l’ispezione interna. In questo caso si viola la castità?
Esami contro i tumori violano la castità?
Scegliere di seguire Cristo completamente rinunciando anche a vivere la propria sfera sessuale, affidarsi a quelle parole ‘non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me’ è un atto di fede che non si può mettere in discussione.
Il voto di castità è un’imitazione di Cristo, di come Lui ha vissuto nella sua vita – secondo la ricostruzione biblica – come mezzo per diffondere l’amore a tutti gli uomini.
Parliamo di un periodo storico completamente differente da quello attuale, oggi si parla di prevenzione primaria in sanità, ovvero di tutte quelle misure utili a prevenire la comparsa e la diffusione di malattie tra cui i tumori.
Oggi abbiamo tutti i mezzi diagnostici e le conoscenze necessarie affinché molti tumori possano essere diagnosticati e trattati in tempo.
Per le donne è importante lo screening per il tumore del collo dell’utero tramite l’esecuzione del pap-test ogni 3 anni con un’età compresa tra i 25-29 anni. L’esame di riferimento per le donne di età compresa tra i 30 e i 65 anni è diventato l’HPV DNA test.
In entrambi i casi è necessario prelevare un campione di cellule dal collo dell’utero, un esame invasivo seppur indolore e rapido.
Le suore non dovrebbero sottoporsi a questo esame e rinunciare alla prevenzione?
Il teologo Franco Pierini si è espresso ad adnkronos.com affrontando la questione già nel lontano 1999: ‘Le suore hanno il dovere di curare il proprio corpo salvaguardando la salute anche con la necessaria prevenzione‘. Facendo intendere che le suore devono anche sottoporsi alla mammografia oltre che al pap-test.
‘Non è una forma di egoismo o una mancanza di fiducia nella Provvidenza, ma un’espressione del dono di sé a Dio, in vista di un servizio sempre più intenso e qualificato alla Chiesa e al mondo‘, conclude il teologo.
Il devoto mondo cristiano non è solamente composto da suore ma anche da frati e preti che hanno fatto il voto di castità e che dovrebbero sottoporsi allo screening per il tumore colon-retto dai 50 ai 69 anni.
In seguito all’esame del sangue occulto nelle feci risultato positivo potrebbe essere necessario sottoporsi alla rettoscopia, un esame invasivo che ha un’efficacia diagnostica maggiore rispetto alla ricerca di sangue occulto e consente di rimuovere nella stessa seduta gli eventuali polipi riscontrati.
Anche in questo caso, crediamo che le parole di Franco Pierini facciano eco in una dimensione spirituale sì ma quanto più realistica realtà medica che opera per la salute e il bene di tutta la comunità, inclusa quella cristiana.