Colera, cos’è, sintomi, come si trasmette, come si cura
Il colera è una malattia infettiva molto grave che colpisce l’intestino e che oggi può essere combattuta tramite il vaccino oltre ad un’adeguata gestione dell’acqua, della sanità pubblica, della pesca, dell’agricoltura.
Colera: cosa c’è da sapere
Il colera è una malattia infettiva dell’intestino che può causare una grave disidratazione soprattutto nei bambini e negli anziani a causa di diarrea acquosa e vomito.
Oggi è una malattia molto presente in Africa, Asia e nelle Americhe ma in passato ha dato vita a sei pandemie uccidendo milioni di persone. In Europa sono molto pochi i casi che si riscontrano ogni anno grazie agli elevati standard igienici e sanitari e all’adeguata assistenza sanitaria.
Sintomi
L’incubazione può durare da poche ore a 4-5 giorni, dopo di che si presenta una diarrea intensa che può causare una rapida disidratazione (perdita di liquidi) che può essere aggravata anche dalla presenza di vomito e inappetenza.
La disidratazione – a sua volta – provoca: irritabilità, letargia, occhi infossati, bocca secca, insufficienza renale, bassa pressione sanguigna, battito cardiaco irregolare (aritmia), crampi muscolari e nei casi più gravi shock ipovolemico.
Causa
Il colera è una malattia infettiva acuta causata dal batterio Vibrio cholerae.
Il batterio è presente soprattutto nell’acqua e può contaminare alimenti, quali molluschi e prodotti della pesca che se consumati crudi o poco cotti possono trasmettere l’infezione.
Il batterio, una volta ingerito, arriva nell’intestino (lo colonizza) e rilascia una tossina (la tossina colerica). La tossina, nelle cellule dell’intestino interferisce con il normale flusso di sodio e cloro e causa una perdita rapida di liquidi ed elettroliti che si raccolgono nell’intestino e provocano la diarrea.
Terapia
La terapia del colera è molto semplice e si basa sull’utilizzo di soluzioni acquose ricche di zuccheri ed elettroliti da prendere per bocca (via orale) per reidratare il paziente. Nei casi più gravi i liquidi vengono somministrati per via endovenosa per reidratare più velocemente il paziente.
Con un’adeguata reidratazione, la mortalità nei pazienti gravi è ridotta all’1%, mentre quelli con malattia lieve, dopo reidratazione spesso guariscono spontaneamente.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda l’utilizzo di antibiotici solamente per chi è gravemente disidratato o negli anziani, ed è il medico che valuta la situazione e li prescrive. [Fonte: issalute.it]