Vaccino, “l’efficacia cala nel tempo” e non è solo colpa della variante delta
Dopo la diffusione della variante Delta e la riduzione degli interventi non farmaceutici di contenimento della pandemia, l’efficacia della vaccinazione somministrata ai dipendenti della University of California San Diego Health (UCSDH) è significativamente diminuita.
Lo documenta uno studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, condotto dagli scienziati della UCSDH e dell’Università della California a San Diego, che hanno monitorato il tasso di contagio tra gli operatori sanitari della struttura.
Il team, guidato da Jocelyn Keehner, Lucy E. Horton, Nancy J. Binkin e Francesca J. Torriani, ha esaminato i dati relativi alle vaccinazioni e ai casi di infezione tra il personale della struttura sanitaria. La campagna di vaccinazione, riportano gli autori, è iniziata a metà dicembre 2020.
A marzo 2021, il 76 per cento dei lavoratori era stato completamente vaccinato, e a luglio l’83 per cento della coorte aveva completato il ciclo di immunizzazione. Tra marzo e giugno, meno di 30 operatori sanitari al mese sono risultati positivi a SARS-CoV-2.
Il 15 giugno, in California è stato revocato l’obbligo di indossare la mascherina, e l’efficacia del vaccino per la coorte osservata èdiminuita da circa il 90 per cento fino al 65,5 per cento. Dal primo marzo al 31 luglio 2021, un totale di 227 operatori sanitari dell’UCSDH è risultato positivo per SARS-CoV-2 mediante il test di reazione a catena della polimerasi quantitativa trascrittasi inversa.
Di questi, 130 erano stati completamente vaccinati, 109 dei quali mostravano un’infezione sintomatica, 7 avevano ricevuto una vaccinazione parziale e 90 non erano stati vaccinati, 80 dei quali manifestavano sintomi.
Non sono stati segnalati decessi, ma è stato necessario il ricovero per un paziente non immunizzato. L’efficacia del vaccino nel personale della struttura è stata calcolata per ogni mese da marzo a luglio. Stando ai dati del lavoro, fino a giugno i vaccini raggiungevano un’efficacia del 90 per cento, che calava al 65,5 per cento nel mese di luglio.
Le infezioni del mese di luglio sono state considerate anche in base al tempo trascorso dall’inoculazione e i risultati mostrano che il rischio di contrarre l’infezione aumentava al prolungamento del periodo trascorso dalla vaccinazione.
“I nostri dati – scrivono gli esperti – suggeriscono che l’efficacia del vaccino è considerevolmente inferiore contro la variante Delta e può diminuire dopo diversi mesi dall’immunizzazione”. Gli studiosi ipotizzano che il drastico dislivello nei valori di efficacia del vaccino sia dovuto in parte al ceppo B.1.617.2 (Delta), in parte alla ridotta efficacia del farmaco dopo diversi mesi dalla somministrazione.
I ricercatori sospettano che anche la maggiore esposizione, dovuta alla revoca dell’obbligo di utilizzare le mascherine, possa aver giocato un ruolo fondamentale nell’aumento dei casi di infezione.
“Questo lavoro – concludono gli scienziati – sottolinea l’importanza di ripristinare gli interventi non farmaceutici, come l’uso della mascherina e il tracciamento dei contatti. Se la riduzione dell’efficacia dei vaccini verrà documentata in altri contesti, inoltre, potrebbe rendersi necessaria la somministrazione di ulteriori richiami”.
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