Covid-19, Pregliasco: “Siamo in fase espansiva, speriamo non pesante”
«Direi almeno una strategia simil-influenzale bisognerà immaginarla, quindi dedicata ai soggetti più a rischio e ai più fragili».
Il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano, non ha dubbi sulla necessità di una terza dose di vaccino anti-Covid anche in Italia, sulla scia di Israele che ha già iniziato le somministrazioni, dell’Inghilterra e della Germania che le hanno annunciate per settembre.
«Noi abbiamo cominciato dopo a vaccinare rispetto a Israele e al Regno Unito – ricorda Pregliasco – quindi loro hanno un problema prima. È chiaro che dovremmo pensarci anche noi, sarà un destino». Booster dello stesso vaccino? «Per ora tiene abbastanza anche contro varianti come la Delta», spiega il virologo. «Bisognerà vedere se è così nel tempo. Alcuni dati di Israele sono meno entusiasmanti».
Quanto ai tempi per un eventuale aggiornamento dei vaccini, «ci vuole come minimo un mesetto – dice l’esperto – Ma poi ci vogliono le prove, perché per quanto sia, anche per il vaccino antinfluenzale nonostante sia un vaccino registrato, si fanno delle prove di aggiornamento della composizione».
Per Pregliasco, comunque, la pandemia è in «una situazione di incremento, vediamo Regioni che hanno già impegni piuttosto rilevanti nell’ambito dei casi più gravi e siamo ancora nella fase espansiva. Speriamo non sia una fase espansiva pesante e che possa essere simile a quella attraversata dall’Inghilterra, che fa da apripista, avendo aperto prima».
«Il problema sostanziale è questo: avendo riaperto i momenti di contatto ed essendo ogni contatto a rischio, seppure con bassa probabilità, più contatti hai, più ti sposti, più tifi con altri per il campionato europeo, più tutto questo ha un effetto», ha detto Pregliasco.
Dunque, ha concluso, «dobbiamo essere sempre più flessibili nell’attuazione di strumenti come il Green pass e il tracciamento. In questo momento ce lo possiamo ancora permettere, perché l’incidenza, salvo in alcune Regioni, non è elevata, e quindi si riesce a ricostruire la catena di contagio, anche se non è facile da attuare».