Scoperto legame tra l’Alzheimer e la sonnolenza diurna
I ricercatori sanno che l'Alzheimer non può essere ricondotto a una causa singola. Trovato un altro fattore di rischio.
I ricercatori sanno che l’Alzheimer non può essere ricondotto a una causa singola. I fattori genetici contribuiscono al disturbo degenerativo del cervello che ‘deruba’ le persone della memoria e anche i processi biologici legati all’invecchiamento svolgono un ruolo.
Negli ultimi anni, però, gli scienziati hanno scoperto alcuni comportamenti che possono influenzare il rischio di sviluppare l’Alzheimer.
Nell’ultimo studio, pubblicato su JAMA Neurology, un team di studiosi sostiene che il sonno – in particolare la sonnolenza diurna – possa essere un indicatore dell’Alzheimer.
Gli studi di Prashanthi Vemuri, professoressa associata di radiologia presso la Mayo Clinic, e dei suoi colleghi hanno, infatti, dimostrato che le persone con l’Alzheimer tendono ad avere il sonno interrotto, il che ha senso perché studi biologici hanno recentemente rivelato che mentre il cervello dorme, si cancellano i depositi di amiloide, la proteina che si accumula e ‘strangola’ le cellule nervose nell’Alzheimer.
Non era, però, chiaro se i depositi di placca amiloide (chiamate anche placche senili) avessero la capacità di interrompere il sonno o di cambiare le abitudini del sonno.
Per scoprire ciò, la dott.ssa Vemuri e il suo team hanno approfittato di uno studio a lungo termine di circa 3000 persone anziane nella Mayo Clinic Study of Aging.
Per lo studio, Vemuri ha selezionato 283 persone senza demenza con più di 70 anni, che hanno risposto alle domande sulle abitudini del sonno e hanno accettato di sottoporsi a diverse scansioni cerebrali per l’amiloide durante un periodo di studio di sette anni.
Tra le persone coinvolte nello studio, il 22% ha riportato problemi di sonnolenza diurna, segno di sonno disordinato.
Quando Vemuri ha confrontato le scansioni cerebrali di tutti i volontari dall’inizio dello studio fino alla fine, ha scoperto che le persone che hanno riportato un’eccessiva sonnolenza diurna all’inizio dello studio avevano maggiori probabilità di mostrare aumenti dell’amiloide nel cervello. Queste persone, inoltre, hanno mostrato una deposizione più rapida della proteina rispetto a coloro che non hanno riportato sonnolenza diurna. Inoltre, l’amiloide era più pesante in due regioni del cervello: nella corteccia cingolata anteriore e nel precuneus, che in genere mostrano alti livelli di amiloide nelle persone con l’Alzheimer.
“Abbiamo scoperto che la sonnolenza diurna ha causato più deposizione di amiloide nelle persone che erano già positive all’amiloide“, ha affermato la dott.ssa Vemuri.
Mentre lo studio ha fatto di tutto per dimostrare che i livelli di amiloide nel cervello cambiano nel tempo nelle persone con e senza sonnolenza diurna, lo stesso non fornisce ancora una risposta definitiva sul fatto che le interruzioni del sonno contribuiscano all’accumulo di amiloide o se i problemi di sonno emergano quando l’amiloide comincia ad accumularsi. I risultati, comunque, rafforzano l’importanza del dormire bene.
“Spero che le persone capiscano che le buone abitudini del sonno sono importanti per avere un cervello sano, dal momento che può prevenire l’amiloide, una delle proteine primarie che stanno alla base dell’Alzheimer“, ha spiegato Vemuri.
I ricercatori sono già al lavoro per capire se migliorare le abitudini del sonno delle persone possa avere un impatto sull’accumulo di amiloide.