Colica gassosa nel lattante: cos’è e cosa mangiare
Il tuo piccolo piange da più di tre ore e non riesci a consolarlo, non sai cosa sta succedendo. Probabilmente sta soffrendo di colica gassosa.
Colica gassosa: cos’è
Il tuo piccolo gode di ottima salute, non soffre di alcuna malattia eppure quel pianto è diventato inconsolabile, non riesci a farlo smettere neanche con le solite carezze amorevoli.
Precisamente, per parlare di una colica gassosa – che si manifesta nei primi 3 mesi di vita – deve esserci un pianto inconsolabile per più di tre ore al giorno, più di tre giorni alla settimana, per oltre tre settimane (criteri di Wessel).
Nonostante non si possa parlare di una causa certa, sono state adottate delle ipotesi: sarebbe la presenza di aerofagia data dall’introduzione eccessiva di area dalla bocca allo stomaco oppure un eccesso di gas prodotto dai batteri intestinali.
Ad ogni modo, in entrambi i casi si sviluppa un rigonfiamento dell’addome e l’emissione di gas con eruttazione o flatulenza.
Questa però è solo un ipotesi non validata scientificamente, un’altra causa potrebbe essere l’allergia alle proteine del latte.
In questo caso sarebbe opportuno fare degli approfondimenti per capire se si tratta proprio di questo.
Inoltre, le cause possono essere psicologiche: il bambino non riesce ad adattarsi ai nuovi stimoli oppure non riesce a ‘gestire’ la propria emotività che sfocia in un pianto inconsolabile.
Tuttavia, non è da considerare questa manifestazione come vincolo per una crescita sana ma bisogna sottoporla al proprio pediatra per escludere altre cause che possono presentare similitudini.
Come si effettua la diagnosi?
Il ruolo dei genitori è importante nel riportare tutti i dettagli che possano aiutare il pediatra ad arrivare ad una diagnosi certa escludendo altre cause (potrebbe richiedere accertamenti). Di certo, la presenza dei criteri di Wessel sono fondamentali per porre diagnosi di colica gassosa.
Esiste una cura?
Ovviamente no, ma i genitori possono provare (almeno tentare) a fare del loro meglio per calmare quel pianto inconsolabile con amorevoli cure e accorgimenti come parlargli o canticchiare una ninna nanna con la certezza che le coliche gassose si risolveranno spontaneamente dopo i 4-6 mesi di vita.
La dieta alimentare
Solitamente le mamme sono talmente preoccupate da mettere in dubbio la propria dieta alimentare, il Dr. Francesco Savino, responsabile dell’unità subintensiva allargata della prima infanzia dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, tra gli autori di una revisione Cochrane ha fatto chiarezza sul tema.
«Sebbene queste siano tra le domande più frequenti che riceviamo dai genitori alle prese con le coliche dei neonati, le evidenze attuali non suggeriscono alcuna modificazione della dieta della mamma durante l’allattamento al seno».
I dati disponibili derivano da studi piccoli, con diverse limitazioni e risultati non sempre concordanti.
«Una donna che allatta può mangiare tutto, con moderazione. Non è necessario che escluda alcun alimento in maniera preventiva. Una dieta di esclusione, in accordo con il pediatra, può al massimo essere intrapresa nel momento in cui si manifestano sintomi riconducibili alle coliche. In questo modo, dopo un paio di settimane, si può valutare l’eventuale beneficio determinato dalla rinuncia ad alcuni alimenti».
Può essere indicato apportare delle modifiche alla dieta alimentare solo nel caso in cui il piccolo soffre di allergia alle proteine del latte, a quel punto sarebbe opportuno rinunciare al latte, i latticini, lo yogurt e i formaggi stagionati oppure ad altri alimenti che possono scatenare allergie: soia, uova, farina, nocciole, pinoli, pesce.
Il Dr. Favino si pronuncia sui legumi «non è vero che la donna deve rinunciarci per tutti i mesi in cui allatta al seno. Alimenti quali fagioli, piselli, ceci, lenticchie, fave rappresentano una fonte di vitamine e proteine vegetali, di cui c’è bisogno sempre: e a maggior ragione quando si allatta un neonato».