Cosa sappiamo sul vaccino russo Sputnik? È sicuro?
Tra voci indiscrete e notizie che hanno fatto crescere la speranza per un possibile vaccino anti-Covid19, oggi sono disponibili i primi risultati incoraggianti riguardanti il vaccino Sputnik di matrice russa.
Vaccino Sputnik: risultati fasi 1 e 2
A far entusiasmare sono i primi risultati formali dello studio sul vaccino Sputnik che sono stati riportati sulla rivista scientifica inglese The Lancet: il vaccino ha sviluppato una risposta anticorpale entro 21 giorni e non sono stati evidenziati effetti avversi gravi dopo 42 giorni.
Questi risultati sono stati raggiunti tramite i due studi clinici (fase 1 e 2) non randomizzati. Sono state arruolate 76 persone con un’età compresa tra i 18 e i 60 anni, studi che si sono svolti a Mosca tra giugno e agosto.
Questo vaccino è noto come “adenovirus ricombinante” ovvero è stato utilizzato un adenovirus (un gruppo di comuni virus del raffreddore) innocuo (non apporta danni all’uomo) ottimizzato per contenere la proteina Spike di SARS-CoV-2.
Cosa succede a questo punto?
“Quando i vaccini contro l’adenovirus entrano nelle cellule delle persone, rilasciano il codice genetico della proteina Spike SARS-CoV-2 che induce la cellula a produrre la proteina Spike. Questo aiuta il sistema immunitario a riconoscere e attaccare il virus SARS-CoV-2”, ha detto in una dichiarazione il Dr. Denis Logunov – autore principale dello studio del Centro Nazionale di Ricerca in Epidemiologia e Microbiologia di N F Gamaleya in Russia.
Questo tipo di vaccino -quindi – è stato scelto per far generare una risposta forte nel sistema immunitario così da essere in grado di riconoscere e rispondere al virus senza che il corpo si ammali.
È possibile una vaccinazione di richiamo?
La vaccinazione di richiamo si rende necessaria quando si vuole formare una forte risposta immunitaria “tuttavia, le vaccinazioni di richiamo che utilizzano lo stesso vettore di adenovirus potrebbero non produrre una risposta efficace” spiega il Dr. Denis Logunov.
Questo impedirebbe al corpo di attaccare SARS-CoV-2.
Come hanno agito gli scienziati?
Hanno utilizzato due diversi vettori di adenovirus per evitare che il sistema immunitario non reagisca all’”attacco” del Covid-19.
“Sarebbe necessario procedere con studi di tipo randomizzato, ampliarli ad un campione più ampio per rilevare problemi di sicurezza più rari affinché vi possa essere un’approvazione normativa” conclude il Dottor Ohid Yaqub – docente senior presso la Science Policy Research Unit dell’Università del Sussex-.
Nonostante i progressi, non vi è la certezza che effettivamente il vaccino anti Covid-19 sia sufficiente nell’evocare la risposta immunitaria desiderata nel tempo, bisognerà attendere ancora prima di poter lasciarsi andare a qualsiasi euforia.