Coronavirus: quali sono le cellule più a richio di essere attaccate?
Poco dopo la scoperta del virus SARS-CoV-2, gli scienziati sono venuti a scoprire che quest’ultimo è entrato nelle cellule umane attraverso il recettore ACE2. In questi mesi, la poderosa ricerca che ha ruotato attorno ai meccanismi che portano all’infezione da nuovo Coronavirus ha permesso di scoprire le altre popolazioni di cellule che risultano vulnerabili all’attacco da parte del SARS-CoV-2. Vediamo assieme nelle prossime righe quali sono.
LEGGI ANCHE: Coronavirus: si può essere colpiti dal Covid-19 più volte?
Cellule: cosa sapere su quelle più vulnerabili al Coronavirus
Grazie allo studio della proteina spike, grazie alla quale il Coronavirus riesce a penetrare nelle cellule del corpo umano, sappiamo che il SARS-CoV-2 si lega al recettore ACE2. Un secondo enzima cellulare, il TMPRSS2, partecipa all’attivazione della proteina spike, consentendo di fatto al virus di penetrare nella cellula bersaglio.
Uno studio condotto da un’equipe attiva presso l’Università di Harvard e i cui dettagli sono stati pubblicati sulle pagine della rivista Cell ha identificato con precisione le popolazioni cellulari particolarmente a rischio di essere infettate.
In questo novero è possibile citare senza dubbio quelle dei polmoni. Da non dimenticare, però, sono le cellule del naso e dell’intestino. Lo studio sopra citato si è basato su un insieme di dati relativi all’RNA espressa da diverse popolazioni cellulari in determinati organi prima dell’insorgenza della malattia da Covid-19.
Grazie a questi ultimi, è stato possibile identificare le popolazioni di cellule più a rischio per quanto riguarda l’infezione da SARS-CoV-2. Ecco quali sono:
- Cellule calciformi delle prime vie aeree superiori.
- Pneumociti di tipo II come quelli che costituiscono il rivestimento degli alveoli polmonari.
- Enterociti della mucosa intestinale.
Nel corso dei vari esperimenti effettuati, i ricercatori hanno scoperto anche un legame inaspettato tra il recettore ACE2 e l’infiammazione. L’espressione di questo gene, infatti, è correlata a quella dei geni attivati dagli interferoni, molecole con funzione di difesa prodotte dalle cellule durante un’infezione.
Il Coronavirus, a quanto pare, sarebbe in grado di ribaltare la situazione e di volgere a suo vantaggio questo meccanismo, entrando nel corpo attraverso un recettore sovraespresso in presenza dei già citati interferoni.
LEGGI ANCHE: Coronavirus: le conseguenze dell’isolamento sulla pelle