Un quarto dei maiali di tutto il mondo potrebbe sparire per colpa di un virus
Si prevede che circa un quarto dei maiali di tutto il mondo possa morire di peste suina africana. Lo ha rivelato il presidente dell’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE), Mark Schipp, nel corso di un briefing a Sidney, in Australia.
Una forte riduzione della popolazione mondiale di suini porterebbe a carenze alimentari e sanitarie. Ad esempio, ci sarebbe meno possibilità di sviluppare farmaci come l’eparina, utilizzato come anticoagulante.
“Non credo che la specie andrà persa ma è la più grande minaccia per l’allevamento commerciale di maiali che abbiamo mai visto“, ha detto. “Ed è la più grande minaccia per qualsiasi bestiame commerciale della nostra generazione“.
La peste suina africana, fatale per i maiali ma non minacciosa per l’uomo, ha spazzato via mandrie di suini in molti paesi asiatici. Le autorità cinesi hanno distrutto circa 1,2 milioni di maiali nel tentativo di contenere la malattia dall’agosto 2018.
Il prezzo del maiale è quasi raddoppiato rispetto a un anno fa in Cina, che produce e consuma i due terzi di maiale del mondo. E gli sforzi della Cina per comprare carne di maiale all’estero stanno spingendo verso l’alto i prezzi globali.
Sono stati compiuti progressi verso lo sviluppo di un vaccino, ma Schipp, che è anche un veterinario, ha spiegato che il lavoro è stato impegnativo perché il virus ha una struttura complessa. Ha detto che un grande passo avanti è stato l’annuncio della scorsa settimana che gli scienziati hanno svelato la struttura 3D del virus.
La peste suina africana si diffonde per contatto tra i suini, attraverso foraggi contaminati e zecche. È apparsa per la prima volta in Sudafrica e poi in Europa negli anni ’60. Una recente ricomparsa nell’Europa occidentale proveniva da maiali selvatici trasferiti nelle foreste belghe a scopo di caccia.
La sua capacità di diffondersi rapidamente è dimostrata dalla quanto è avvenuto in Cina nell’ultimo anno. Focolai sono apparsi nche in Mongolia e nella penisola coreana.
Schipp ha affermato che la diffusione del viruus riflette il movimento globale della carne suina e delle persone ma anche l’effetto delle tariffe e degli ostacoli commerciali che spinge a cercare fonti più rischiose. Inoltre, è difficile il controllo della qualità in prodotto quali salsicce, salami e cibi simili.
Infine, per quanto riguarda l’eparina, la maggior parte del farmaco proviene dalla Cina e si teme che la peste suina possa minacciare la fornitura globale del farmaco.