I succhi di frutta aumentano il rischio di morte prematura, lo dice uno studio
Negli Stati Uniti la metà della popolazione riferisce di consumare almeno una bevanda dolce al giorno. E gli sforzi per cambiare queste abitudini alimentari sono focalizzati sui bambini e sulle bevande analcoliche. Ma uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Harvard suggerisce che bisognerebbe occuparsi anche degli adulti… e dei succhi di frutta.
In effetti, gli zuccheri presenti nei succhi – anche se sono al 100% naturali – sono molto simili agli zuccheri che l’industria aggiunge alle bibite. E le analisi dei dati sulla salute di oltre 13.000 americani sembrano indicare che l’eccessivo consumo di succo di frutta può portare ad un aumento del rischio di morte prematura dal 9 al 42%.
I ricercatori hanno, inoltre, associato i succhi di frutta – anche se restano meno deleteri, grazie alle sostanze nutritive che contengono – a un rischio di sviluppare il diabete o le malattie cardiache.
“Succhi di frutta, ma non frutti interi”, ha affermato Marte Guasch-Ferré, ricercatrice presso la Havard University. I nutrizionisti raccomandano di non consumare più di 20 centilitri di succo di frutta al giorno.
“Per quello che sappiamo oggi, l’acqua rimane la bevanda ideale. E per sostituire le bevande zuccherate, è meglio optare per un tè o un caffè… senza zucchero o latte“, ha concluso Marte Guasch-Ferré.
Giorgio Donegani, Tecnologo Alimentare Consigliere OTALL (Ordine dei Tecnologi Alimentari Lombardia e Liguria), inviando una mail alla redazione di SaluteLab, ha tenuto a precisare quanto segue:
“Analizzando lo studio americano pubblicato da JAMA, è evidente come le conclusioni cui perviene debbano essere interpretate come possibili stimoli di approfondimento e non come realtà sufficientemente provate.
Entrando nel merito dello studio è da rilevare il fatto che il campione coinvolto è costituito per oltre il 70% da persone obese o in sovrappeso (dato che per fortuna non risponde alla nostra realtà).
Riguardo poi ai limiti metodologici, evidenziati anche dagli stessi autori e nel commentary di Jama, va rilevato che la stima dei consumi è stata fatta sulla base di questionari autocompilati e non attraverso controlli, verifiche e misurazioni dirette.
Un dato essenziale nel valutare i risultati dello studio americano riguarda le quantità considerate, enormemente superiori negli USA rispetto all’Europa. La porzione standard di succo considerata in America è di 12 once, corrispondenti a circa 360 g, una quantità che non ha riscontro da noi, se si tiene conto che il consumo medio giornaliero di succhi 100% in Europa è di soli 31 ml, cioè circa 30 g, e che la porzione standard nella maggior parte dei paesi europei varia tra i 150 e i 200 ml.
I risultati dello studio European Prospective Investigation Into Cancer and Nutrition- Netherlands study (Feb 2019) hanno dimostrato che il consumo moderato di succhi di frutta al 100% (≤7 bicchieri da 150 ml a settimana) era associato a un ridotto rischio di incidenti cardiovascolari del 17% e a un rischio di ictus inferiore del 24%”.
L’Unione Italiana Food, inoltre, ha sottolineato “che nel 2018 NFI (Nutrition Foundation of Italy) ha pubblicato uno speciale sulla rivista Alimentazione, Prevenzione&Benessere sul ruolo nutrizionale dei succhi di frutta 100% in una sana alimentazione in cui si ribadisce il fatto che il consumo moderato di tali succhi, inserito in una dieta varia e corretta, sembra esercitare alcuni effetti favorevoli sul profilo lipidico e sulla pressione arteriosa. Non ci sono, invece, evidenze circa l’associazione tra un consumo moderato di succhi di frutta 100% e un rischio di obesità o diabete di tipo 2”.