Listeriosi, cos’è e come prevenirla
È importante essere consapevoli dei rischi, soprattutto per categorie vulnerabili, e adottare comportamenti che riducano la possibilità di contaminazione, come una cottura adeguata, l'uso di prodotti pastorizzati e una buona igiene alimentare.
La listeriosi è un’infezione causata dal batterio Listeria monocytogenes, che può contaminare vari tipi di alimenti e, in rari casi, causare gravi problemi di salute. La listeriosi è particolarmente pericolosa per persone con un sistema immunitario indebolito, come anziani, neonati e donne in gravidanza, ma anche per adulti sani, seppur meno frequentemente.

I sintomi e i soggetti più a rischio
La listeriosi è una malattia infettiva che può provocare una serie di sintomi, tra cui febbre, dolori muscolari, nausea e diarrea. Nei casi più gravi, può portare a infezioni più serie come meningite, sepsi e, nel peggiore dei casi, a morte.
Nei neonati, la listeriosi può causare gravi complicazioni, come infezioni del sangue o meningite neonatale. Inoltre, le donne in gravidanza sono particolarmente vulnerabili alla malattia, che può provocare aborto spontaneo, parto prematuro o gravi complicazioni nel neonato.
Come si trasmette
La trasmissione avviene principalmente attraverso il consumo di alimenti contaminati, come:
Carne cruda o poco cotta (soprattutto carne di pollo, tacchino, maiale e manzo)
Latticini non pastorizzati
Pesce affumicato e frutti di mare
Verdure crude o mal lavate
Alimenti pronti da mangiare come salumi o insaccati
Il batterio che provoca la listeriosi può crescere anche a temperature di refrigerazione, rendendo la contaminazione possibile anche in alimenti conservati correttamente in frigo.
Come si previene la listeriosi?
Prevenire la listeriosi richiede attenzione nella preparazione e conservazione degli alimenti. Ecco alcune pratiche di prevenzione efficaci:
Cottura adeguata degli alimenti: assicurarsi che carni e pesce siano ben cotti. La temperatura interna degli alimenti deve essere sufficientemente alta per eliminare il batterio (almeno 75°C).
Pastorizzazione dei latticini: consumare solo latticini pastorizzati. Evitare di mangiare formaggi freschi o morbidi non pastorizzati, come brie, camembert o gorgonzola, soprattutto in gravidanza.
Igiene alimentare: lavare accuratamente frutta e verdura, soprattutto se consumate crude. Utilizzare utensili e superfici separati per carne cruda e altri alimenti per evitare contaminazioni incrociate.
Conservazione adeguata: conservare gli alimenti deperibili in frigo a temperature inferiori a 4°C e consumarli entro i tempi consigliati. Verificare che il frigorifero mantenga una temperatura sicura.
Evitare alimenti a rischio: in particolare, le donne in gravidanza, gli anziani e le persone con un sistema immunitario compromesso dovrebbero evitare alimenti ad alto rischio, come carne cruda, insaccati non cotti o pesce affumicato.
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Le terapie
Come si legge sul sito internet dell’Istituto Superiore di Sanità, i sintomi nella listeriosi invasiva compaiono da 1 a 4 settimane dopo aver consumato alimenti contaminati con L. monocytogenes, ma l’incubazione può durare anche 70 giorni.
La lunga incubazione rende molto difficoltoso rintracciare l’alimento sospetto.
L’introduzione, in questi ultimi anni, di tecniche di sequenziamento del genoma degli isolati umani ed alimentari di L. monocytogenes stanno rendendo più semplice il collegamento del caso all’alimento sospetto e quindi più immediate le azioni di rintraccio e ritiro degli alimenti contaminati.
La diagnosi di listeriosi viene generalmente effettuata analizzando campioni di sangue, liquido cerebrospinale e tamponi vaginali per la presenza di L. monocytogenes.
Nonostante la gravità dei sintomi, una buona e rapida diagnosi della listeriosi può portare alla totale guarigione dato che la Listeria è sensibile agli antibiotici.
L’importanza di essere a conoscenza dei rischi
La listeriosi è una malattia prevenibile seguendo correttamente le normative igieniche e le pratiche di sicurezza alimentare. È importante essere consapevoli dei rischi, soprattutto per categorie vulnerabili, e adottare comportamenti che riducano la possibilità di contaminazione, come una cottura adeguata, l’uso di prodotti pastorizzati e una buona igiene alimentare.
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